Collezioni & Macchine del caffè

Intervista a Enrico Maltoni

La prima macchina da caffè la compra su un mercatino: non funziona, ma ne resta affascinato. Da allora dedica la vita a collezionarle e restaurarle. Scrive libri, organizza mostre e grazie all’incontro con Maurizio Cimbali corona un sogno: allestire un museo.

Il collezionista di macchine da caffè che il mondo ci invidia

È proprio vero che il primo amore non si scorda mai. Se chiedi a Enrico Maltoni, tra i più grandi collezionisti mondiali di macchine da caffè, qual è quella che ha nel cuore risponde senza esitazioni. «Una Faema Marte degli anni ’50, la prima che ho acquistato».

E da lì è partito tutto.

È il 1988, Maltoni ha 18 anni e lavora in un bar della città dove è nato, Forlimpopoli, e prepara i caffè alla mattina: «La prima macchina che ho avuto fra le mani è stata una Faema E61» ricorda. Come tutti i giovani romagnoli ha la passione dei motori. «Fino a quando a un mercatino di Arezzo sulla bancarella di un antiquario vedo esposta la Faema Marte di cui sopra». È impolverata e non funzionante, ma rimane ugualmente affascinato dalla bellezza di quell’oggetto, con una carrozzeria che ricorda quella di alcune auto d’epoca. E decide di acquistarla.

Macchine da caffè e documenti

Quel momento a Enrico Maltoni cambia la vita. Tornato a casa decide di restaurarla, ma una volta aperta capisce subito che non riuscirà mai a ripararla: è capace di smontare e rimontare il motore di una moto, ma le macchine per caffè sono decisamente un’altra cosa. Allora si documenta, telefona in azienda, incontra i riparatori della zona che lo aiutano nell’impresa di fare tornare la Marte agli antichi splendori, trasmettendogli una passione per le macchine da caffè senza pari. bollo_chiudiletteraIntanto le cose cambiano: lui non lavora più al bar ma dirige un paio di negozi di abbigliamento e a casa, a fianco della vecchia Marte, arrivano altri modelli che si procura girando mercatini, antiquariati, magazzini di aziende e cantine di vecchi bar e ristoranti. «In dieci anni ne compro una cinquantina e inizio a capire che, oltre alle macchine, per una collezione completa sono fondamentali anche i documenti ». L’archivio Maltoni oggi conta oltre 25.000 documenti tra disegni, brevetti, dépliant, francobolli, materiale pubblicitario.

Da hobby a lavoro

È il 1999, Maltoni si accorge che l’interesse per la sua collezione cresce e che quello che fino a oggi considera un hobby può trasformarsi in una professione. Crea una rete di collezionisti - non dello stesso settore - di oggetti del Novecento che gli segnalano i pezzi in vendita sui maggiori mercatini in tutta Italia: «Sono i miei informatori, oggi ne ho un migliaio sparsi in tutto il mondo. Ci aiutiamo reciprocamente: io segnalo oggetti di loro interesse che trovo in Italia». Acquista le macchine da caffè, le restaura, le rivende e allestisce una mostra nella sua città che intitola Espresso-Made in Italy. «Rimango colpito dall’interesse che ha suscitato e dal numero dei visitatori e decido di replicare l’esposizione in altre città, sempre con successo. In dieci anni ne sono state allestite 42 e grazie a un finanziamento del ministero degli Esteri le ho organizzate anche fuori dai confini, dal Sudamerica alla Tailandia».

L'incontro con Cimbali

Alla mostra segue un libro con lo stesso titolo, che Maltoni non solo si limita a scrivere. «Nessun editore si era mostrato interessato, così ho deciso di fare tutto da solo: l’ho fatto stampare e pubblicare a mie spese». A oggi ha venduto oltre 9000 copie. Poi, nel 2002, incontra Maurizio Cimbali, presidente del Gruppo. «E grazie a lui ho coronato un sogno: quello di allestire un museo». L’incontro avviene a Parma durante una delle sue mostre. Cimbali lo invita in azienda e, trattandosi di due innamorati delle macchine da caffè, dalle collezioni il discorso vola inevitabilmente sull’idea di realizzare un museo.

Missione MUMAC

Con Maltoni e Cimbali s’incontrano anche le due collezioni personali che oggi danno vita alla più importante raccolta per macchine da caffè del mondo. «Ho sposato subito l’idea di collaborare alla realizzazione del museo perché Maurizio Cimbali ha chiarito che all’interno di MUMAC non si raccontava la storia di un’azienda ma l’evoluzione del costume italiano e di un settore importante della nostra economia. Perché la macchina da caffè espresso è il cuore pulsante di quel palcoscenico naturale che è per noi italiani il bar. È un oggetto che ha fatto e continua a fare la storia del nostro stile di vita ed è stato via via interpretato dai grandi maestri del design come Gio Ponti, Caccia Dominioni, Munari, Sotsass, Zanuso e Giugiaro».

Ricerca continua

Coronato il sogno, Maltoni non si ferma. Gira ancora il mondo alla ricerca di macchine da caffè con i criteri di sempre: qualità, rarità, originalità. «Ne trovo un centinaio l’anno, alcune le compro per restaurarle e rivenderle». Per farlo ha aperto Officina Maltoni, laboratorio specializzato dedicato al restauro di macchine prodotte dal 1900 al 1960. Design e praticità sono le caratteristiche che Maltoni cerca in un modello: «Esteticamente quelli che preferisco sono La Pavoni DP47, detta la “Cornuta”; la Faema Saturno e LaCimbali Granluce. Mentre trovo che le macchine più pratiche siano la Classica Gaggia, grazie alla quale per la prima volta si ottiene la crema espresso; la Faema E 61 e la Pitagora de LaCimbali».

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La Cornuta | Gio Ponti

Piccoli collezionisti

Ma c’è un altro modello a cui Maltoni è particolarmente affezionato e che ha acquistato pochissimo tempo fa: «È una macchina da caffè giocattolo per mia figlia Flora che ha quattro anni. Le piace e ci gioca, eccome!».
Siamo tranquilli, della collezione niente andrà perduto: la passione di Enrico Maltoni è già stata tramandata.

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