Tensione verso il futuro, industrializzazione, nascono l’automobile e le prime macchine per caffè espresso in puro stile Liberty

In Italia, nel 1884 la «Gazzetta Piemontese» (che diventerà poi «La Stampa» di Torino) annuncia la nascita di una «bellissima macchina per fare il caffè»: è l’invenzione di Angelo Moriondo che, pur ancora lontana dall’elaborazione delle prime macchine per espresso, ha il merito di offrire ai sempre più numerosi appassionati una bevanda di qualità che però non risulta ancora preparata “tazza per tazza” (quindi fatta appositamente per il cliente che la richiede), bensì preparata “istantaneamente” e in grandi quantità in un apposito contenitore di cui la macchina è dotata.

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Lo stile razionalista, semplice e funzionale, caratterizza con linee geometriche essenziali anche le prime macchine di Giuseppe Cimbali

Dopo la Prima guerra mondiale e il crollo di Wall Street del 1929, i paesi occidentali risentono di gravi problemi in ogni aspetto della vita economica, produttiva e sociale, con gravi conseguenze. Con la crisi finanziaria americana si riducono drasticamente su scala mondiale tutti gli indicatori economici che misurano lo stato di benessere e di progresso dell’economia degli stati: produzione, occupazione, redditi, salari, consumi, investimenti e risparmi. Ogni stato cerca in modo autonomo di arginare la crisi e la dilagante disoccupazione con il protezionismo economico e con interventi sulle borse e sulle banche centrali, spesso con partecipazioni statali nelle industrie.

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All’inizio degli anni ’50 inizia la ripresa che porta voglia d’innovazione. Nelle macchine arriva la rivoluzione della leva e nasce il bar

È l’11 maggio 1946 quando il Teatro alla Scala riapre con “il concerto della ricostruzione”, diretto da un osannato Arturo Toscanini appena rientrato dagli Stati Uniti dove si era autoesiliato durante il fascismo. L’invito di Milano a rialzare la testa anticipa un periodo caratterizzato da una ripresa economica e sociale tesa all’innovazione. Il bar diventa luogo di aggregazione e condivisione, non più destinato a un’élite ma ritrovo ideale per tutti, consacrando il caffè al bar come rito sociale che travalica le distinzioni di classe.

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Si scopre il benessere: si viaggia, aprono i supermercati, crescono le vendite di tv e lavatrici. Le macchine per caffè si vestono di design

Dalle due ruote alle auto sportive, dalla povertà alla ricchezza, dagli abiti rammendati ai vestiti alla moda; si girano due film che ben rappresentano il passaggio dal periodo precedente agli anni Sessanta: Ladri di biciclette (1948) e Il sorpasso (1962). Tra i due l’Italia vive la ricostruzione, l’immigrazione da sud a nord e dalla campagna alla città, con l’avvio del boom economico e del benessere diffuso. Sono gli anni in cui dai trionfi di Coppi e Bartali dei decenni precedenti, eroi di un paese povero e rurale e di una nazione ancora da inventare, si passa a Merckx, il primo ciclista moderno. Del campione (e della maglia FAEMA da lui indossata) si parla nei bar, dove ci si ritrova per discutere le notizie riportate dalla «Gazzetta» e dalla radio, poi dalla tv. Caffè e ciclismo, un inscindibile connubio che perdura anche oggi.

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La macchina da caffè diventa un simbolo del Made in Italy e in tutto il mondo si beve l’espresso «come si fa in Italia»

Gli anni Ottanta segnano un cambio di passo. Dopo il clima arroventato e pesante degli anni Settanta a livello politico e sociale, con l’Italia soggetta a un processo di stagnazione e inflazione del sistema economico che rischia di affossare il Paese, numerosi fattori contribuiscono alla sua ripresa: la flessione dei prezzi del petrolio, il ribasso del dollaro, il contenimento dei costi della manodopera, gli interventi pubblici di sostegno alle imprese, le innovazioni tecnologiche di processo e prodotto. La svolta avviene proprio nel 1980 con la “marcia dei quarantamila”, dove impiegati e quadri si ribellano alle continue pressioni delle organizzazioni sindacali e ai continui scioperi in FIAT. Da qui un rinnovamento velocissimo politico ed economico che cambia la struttura delle imprese e del mercato, sempre più aperto alla libera concorrenza con una crescente generazione di giovani ai posti di comando. Non solo le imprese private ma anche quelle pubbliche vedono risanare la loro situazione, tanto che nel 1986 l’Italia supera la Gran Bretagna sia in termini di prodotto interno lordo che pro capite. L’Italia “guidata” dai giovani indossa un abito più colorato, più internazionale, emulando gli inglesi e gli americani ma con uno stile ben definito.

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La diffusione del consumo di caffè a livello mondiale e i cambiamenti nelle dinamiche sociali, influiscono sulle modalità di consumo della bevanda sociale per eccellenza

L’avvento del nuovo millennio, tinto da grandi aspettative e da grandi preoccupazioni, ha cambiato drasticamente la visione e l’assetto mondiale: dalle Torri Gemelle alle crisi economiche, per giungere fino all’emergenza del cambiamento climatico e della pandemia, il passo è stato tanto breve quanto significativo. La tecnologia, con velocità esponenziale, è andata in parte a erodere cultura e rapporti interpersonali, ma non certo il piacere della tazzina di caffè. I bar non sono più l’unico e indiscusso luogo di aggregazione: un buon caffè o un cappuccino si consumano anche nella sala d’attesa di una stazione o di un aeroporto, in una libreria o in una boutique, ovunque nel mondo. I primi anni del nuovo millennio vedono nelle architetture e negli ambienti comuni un ritorno al minimalismo.

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Memoria e futuro si mescolano nelle icone del tempo. Fra nuove e, allo stesso tempo, antiche galassie di conoscenze da esplorare, nel passato si cela il futuro.

Memoria e futuro si mescolano nelle icone del tempo. Fra nuove e, allo stesso tempo, antiche galassie di conoscenze da esplorare, nel passato si cela il futuro. Innovare dalla tradizione significa rinnovare le idee, dare un nuovo senso alle pietre miliari della storia, delle invenzioni, degli usi e delle abitudini. Nuovo respiro, aria diversa mantenendo la continuità. Così le forme si fanno stile. Ogni macchina non è mai solo una scatola per un contenuto, bensì uno scrigno sempre diverso che stimola tutti i nostri sensi a rivelare un insieme di sensazioni che mutano nel tempo e nello spazio.

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