La morbidezza delle curve, la fluidità delle linee. Le delicate sfumature cromatiche. L’evanescente visione che si intravvede oltre i vetri colorati. La bellezza delle donne, così audaci e generative nella loro grazia misteriosa. La dichiarata voglia di novità. Il naturale che contamina con magia ogni dettaglio. Adoro lo stile Liberty e Art Nouveau, movimento artistico e filosofico, noto in Italia anche come floreale. Il liberty da sempre m’ispira, mi apre cuore e mente, m’incanta. Oggi lo associo, realmente e metaforicamente, a una delle più belle realtà di museo di impresa che conosca: MUMAC – il Museo delle Macchine del Caffè del Gruppo Cimbali.
Entrando, infatti, nelle onde sinuose e infuocate del museo, le prime testimonianze degli Albori della macchina da caffè espresso sono degli inizi del ‘900, rigorosamente floreali. Troneggia una splendida Ideale di Desiderio Pavoni, che ostenta come decorazioni sulla cupola la pianta del caffè, con l’intento di far conoscere un prodotto all’epoca considerato esotico e poco noto alla maggior parte dei consumatori che, su “espressa” richiesta, potevano assaporare l’estratto inusuale. Intorno, manifesti pubblicitari dell’epoca ammiccano con languide figure femminili e un bancone da puro Cafe parigino d’inizio secolo, finemente intagliato a motivi geometrici e floreali, regge un dosatore per lo zucchero che è tutta una magia di meccanica e grazia estetica. Vibrano nell’aria le note dell’opera lirica, sfilano importanti copricapi sugli schermi a muro, che esaltano un periodo di grandi cambiamenti.
Parimenti, nelle sale a seguire, vengo accolta da gigantografie in bianco e nero di momenti epocali degli anni Trenta, sotto cui, rigorose e perfette nella loro linearità, si presentano le macchine razionaliste, tanto innovative nell’ingegneria ibrida quanto pulite nella forma. Il rigore e la bellezza trionfano in ogni dettaglio.
Il caffè diventa cult nelle sale successive con la Cimbali Gioiello, la Granluce, la prima Gaggia a leva che si alternano fiere con l’esuberanza stilistica dell’American Style, tra jukebox, un calcetto e un bancone da bar in stile Mondrian con innumerevoli bottiglie dell’epoca che sembrano danzare sulla musica radiofonica del periodo trasmessa in sottofondo.
Vere e proprie icone caratterizzano invece il secondo dopoguerra, tra la Pitagora disegnata dai fratelli Castiglioni, unica macchina da caffè ad aver vinto un Compasso d’oro, e bici da competizione. Lo sguardo resta rapito in questo contesto di design, prima di calarsi nella sala del boom dei consumi, dove tra evasione e leggerezza decine di monitor raccontano frammenti degli anni ’80 e ’90 intorno a macchine professionali dallo stile e dalla personalità unici, grazie alle creazioni dei maggiori designer internazionali come Giorgetto Giugiaro e Ettore Sottass.
Infine un’esplosione di sensazioni ed emozioni mi fa vibrare quando m’immergo tra le centinaia di componenti che caratterizzano il nostro millennio, con una testimone incredibile: L’esploso della M100, un’opera d’arte oltre che una delle migliori macchine da espresso sul mercato.
Troppo entusiasmo? Può darsi ma sicuramente l’energia che sento ogni volta che visito MUMAC è incredibile. Perché tra quelle mura sinuose si percorrono oltre cent’anni di storia, di costume, di stile, di relazioni, di visioni, d’innovazioni. La consistenza delle macchine si stempera nella morbidezza degli ambienti, le testimonianze rifioriscono a contatto con la materia viva che li anima, la cultura si esprime in innovazione. E questo chicco rosso, alle porte di Milano, emana un profumo non solo di caffè ma della possibilità di rivivere parte della nostra storia, per diventare noi stessi generativi di nuove storie, di nuove visioni, di nuove contaminazioni, di “nouveau interprétations”. Perché come diceva un anonimo saggio: “La vita è quella cosa che comincia dopo il caffè”. Fiera di assaporarla!
Margherita Pogliani, Giornalista e startupper digitale
Ha inventato e diretto i più innovativi sistemi di contenuti su Internet, da Italia Online a Vogue.it, da VanityFair a Stream24, da Pirelli.com a Mumac.it. Ingaggia, per costruire reputazione e business, partendo dalla storia e dai valori profondi, attraverso metriche proprietarie. Da oltre 25 anni dirige, crea e finalizza ambienti digitali e contenuti su multi piattaforme che valorizzano e capitalizzano l’essenza più vera e pura di valori, prodotti, persone e aziende, rigorosamente in una dimensione di co-creazione per trasmettere emozioni.
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