“Nice to be your social guest!”

Per vedere tutte le video-pillole degli ospiti di Be our Social Guest, scoprire i loro volti e le loro voci nelle stories in evidenza sul canale Instagram @mumacmuseo.

Il caffè si è confermato trait d’union anche in questo periodo, grazie a una delle più coinvolgenti iniziative digitali che MUMAC ha architettato per continuare, nonostante il lockdown, a raccontare in modo nuovo questo mondo così ricco di storia e interpretazioni.

A un anno dal lancio della sezione del sito Be our Guest, nata per rispondere all’invito di ICOM ai musei a diventare “hub culturali”, la raccolta dei contenuti, crocevia di spunti di riflessione, idee, contaminazioni e partecipazione attraverso articoli di firme che, a vario titolo, hanno avuto un collegamento con il museo, MUMAC ha creato un appuntamento settimanale su Instagram con Be our Social Guest. Le diverse penne che dallo scorso anno ad oggi hanno raccontato il mondo che gravita intorno al MUMAC, dal caffè al design, dai musei alle imprese, dal cinema alla fotografia, dalla formazione alla degustazione, dal collezionismo all’arte, insieme ad altri inediti protagonisti sono diventati voci e volti che hanno dato il proprio contributo per rendere ancor di più MUMAC e il caffè trade d’union tra presente, passato e futuro.
“Il caffè è per me un rito irrinunciabile, pausa preziosa, momento di normalità” sono alcune delle descrizioni utilizzate dai professionisti che in questi mesi hanno contribuito ad arricchire i contenuti di “Be our Social Guest!”.
Piccole pillole video dove condividere cosa rappresenta per ogni ospite il caffè in questo particolare momento, cosa manca di più del rito “pausa caffè” e perché si sentano “guest” al MUMAC.
Ne è fiorita una serie di stories – che rimarranno in evidenza sul canale Instagram @mumacmuseo – dove emerge che oggi più che mai il caffè è simbolo di socialità e condivisione, ma anche di civiltà, come ha egregiamente sintetizzato Antonio Calabrò, Presidente di Museimpresa, asserendo che il Caffè è ragione e illuminismo, un atto di rispetto e un atto generoso, con il caffè sospeso, citato anche da Daniela Defendi, giornalista e speaker radiofonica, che lo associa a un gesto di cura, a una buona notizia.
“E’ una pausa, un rito: è soprattutto Pausa Caffè Museo City inventato con Mumac”, confida Silvia Adler, Project Manager di MuseoCity, che come Lisa Codarri, responsabile MUMAC Academy, vive l’espresso come il fil rouge della sua vita. Diventa momento di raccoglimento e riflessione, per Barbara Landi, PM di Icom, ma anche “ricordo dolce amaro di tante colazioni” con i propri cari per Simonetta Foppoli, founder di Simabè e Margherita Pogliani startupper digitale.
“Il caffè è come un quadro di Kandinsky che scandisce il tempo del buen retiro”, afferma Carola Gentilini, Responsabile del Museo del Ghisallo, metafora confermata da Lanfranco Li Cauli Direttore Marketing e Foundrasing del Teatro alla Scala, che lo associa al “Piacere sempre presente a scandire le giornate”. Una coccola, per Donatella Brunazzi, direttore del Museo Teatro alla Scala; un rito anche se non si può berlo al bar, per Carlo Castiglioni, Presidente della Fondazione Achille Castiglioni; rassicurante e confortante per Cristina Comelli, Segretario generale AIF, perché riporta alla normalità, che in fondo era ciò che mancava a tutti.
Una normalità dove il caffè si conferma davvero come ingrediente necessario per una pausa vera, di riflessione, condivisione, socialità, convivialità, persino un “momento topico, sinestesico in cui si raccoglie in pochi secondi il lavoro di un’intera filiera, da condividere assolutamente”, per Luigi Morello, Business Unit Director Macchine Tradizionali Gruppo Cimbali, o, addirittura una pausa magica, perché si fermano le macchine da testare e si sente solo il fluire dell’espresso, nell’Officina di Enrico Maltoni, collezionista e co-founder MUMAC. E la normalità dello scambio durante la pausa caffè al lavoro per raccogliere anche nuove idee dagli scambi di battute con i colleghi è ciò che manca a Maurizio Tursini, Chief Technology and Innovation Officer di Gruppo Cimbali.
Anche solo pensare a MUMAC ha acceso negli occhi di tutti gli intervistati una luce calda, gentile, colma di gratitudine e rispetto, perché è un luogo che sorprende sempre per la grandezza della cultura che custodisce, per le continue scoperte inaspettate, anche tra arte ed estrazioni, letteratura e musica, professionalità e accoglienza o viaggi nel futuro con il nuovo Experience Lab, Technology heart Human Heart La Cimbali, in Hangar 100, come ricordato da Rupert Resch, Fully automatic coffee machines Director La Cimbali.
“Al MUMAC mi sento un guest perché mi riporta nei caffè degli anni ’20 e nei bar degli anni ’60, pensando che il caffè è la possibilità di viaggiare in tutto il mondo, ricordandomi che quando bevo un espresso è quasi sempre preparato da una macchina italiana, disegnata da un designer italiano”, confida Antonella Adriani, vicepresidente ADI Lombardia.
“In questo museo non esiste confine tra arte, cultura e bellezza ed epoche storiche, che mi porta a pensare ci sia continuità tra questo momento e un bellissimo futuro che ci aspetta”, afferma Daniela Corsaro, professoressa di Marketing in IULM. Futuro ben auspicato dalle parole del sindaco di Binasco, Riccardo Benvegnu, che porta sempre con sé i biglietti del MUMAC, “per raccontare le eccellenze e le bellezze del mio paese”. Paese che, anche grazie a questa iniziativa, sta aprendo sempre più i suoi confini verso una cultura diffusa, condivisa, impegnata e impregnata di puro espresso italiano.
Il progetto si è concluso il 6 giugno con l’invito a tornare alla normalità di una comunissima pausa caffè come auspicio di Barbara Foglia, MUMAC Manager, assaporando profondamente il primo prossimo caffè al bar “dal sapore nuovo” come cita Cinzia Cona, Curator MUMAC. Magari tutti insieme, al MUMAC.