Sei le sessioni (biologia, chimica, tecnologia, economia, cultura ed ecologia) per un viaggio immersivo e interattivo alla scoperta della bevanda sia dal punto di vista sensoriale che scientifico.
Mixed reality
Da sempre antesignano nell’esperienza (e non solo esposizione) scientifica, Deutsches Museum stupisce anche questa volta per la ricchezza che svela nel Cosmos Coffee attraverso 1000 sapori di caffè, 198 esposizioni interattive, 185 oggetti originali, 37 giochi e intrattenimenti esperienziali e centinaia di “magie” che si svelano davanti ai visitatori. Non solo torrefazione e macinazione, ma anche immagini tridimensionali di microscopia elettronica, reazioni chimiche da testare in prima persona, dagli impatti sulla salute alle reazioni molecolari di latte e zucchero per ridurre l’amarezza. Gli spettatori possono calarsi nei panni di un chimico come anche in quelli di un uomo di finanza che scambia i futures sul caffè per vedere l’alta volatilità dei prezzi, capendo così cosa influenza la qualità e il prezzo dei chicchi.
Macchine protagoniste
Ci sono aree dedicate al caffè come strumento per una maggiore efficacia culturale, motore silente di rivoluzioni e rinascite d’interi paesi, e aree dedicate alla storia del caffè e degli strumenti di erogazione che lo rendono una delle bevande più apprezzate al mondo. Protagoniste le più famose macchine da caffè al mondo, tra cui sette importanti pezzi che provengono da MUMAC: l’elegante Ala, la prima macchina orizzontale realizzata da LaCimbali negli anni ’40, modernista tanto nella funzionalità innovativa quanto nell’estetica; La Pavoni D.P. 47 detta “La Cornuta” per la particolare forma degli erogatori e considerata il pezzo più prezioso nel mondo del collezionismo delle macchine per caffè espresso, vera e propria scultura in metallo, funzionante a vapore, di cui ne esistono ancora due esemplari al mondo; la Faema E61 iconica macchina a quattro gruppi degli anni ’60, ancora oggi considerata strumento rivoluzionario nella tecnologia di estrazione.
E, ancora, La Pavoni D.P. 53 con due gruppi a leva su design di Giò Ponti, la Gaggia Esportazione, la prima macchina elettronica mai costruita, Faema Tronic su design Cibic-Sottsass e, infine, una delle più attuali, la Faema e71 a due gruppi nera.
Prestiti di valore
Questi gioielli d’ingegneria, tecnologia ed estetica sono voci narranti non solo di una storia che ci appartiene ma anche dell’impegno di diffonderla, anche attraverso il proseguimento del “progetto prestiti” intrapreso dal museo con l’obiettivo di condividere la cultura del settore e il proprio patrimonio con i più importanti enti e istituzioni al mondo.