Cultura diffusa

La musica, e un buon caffè, per propagare nuovi linguaggi ed emozioni. Il musicologo Federico Fornoni ci racconta il valore dell’invito di Mumac alla Prima Diffusa del Teatro alla Scala.

Un’armonia di intenti, un impegno diffuso. Condividere la cultura del caffè con le sue innumerevoli sfumature e contaminazioni è un’arte che Gruppo Cimbali declina con eventi coinvolgenti, come la diretta su grande schermo della prima del Teatro alla Scala. MUMAC è l’unico museo di impresa inserito tra le location della Prima Diffusa curata dal Comune di Milano in collaborazione con la Rai e il Teatro alla Scala che ospiteranno l’opera Attila di Giuseppe Verdi, diretta da Riccardo Chailly, trasmessa il prossimo 7 dicembre, in diretta.
“Questa ottava edizione di Prima Diffusa conferma la bontà di una scelta che punta a condividere emozioni e bellezza con un pubblico sempre più ampio grazie a un programma che, ad ogni edizione, diventa sempre più ricco e diffuso – ha dichiarato l’assessore alla Cultura di Milano Filippo Del Corno –. Anche questa nuova edizione infatti porta la Prima della Scala fuori dal teatro e la diffonde in città, consentendo una grande partecipazione a questo appuntamento così importante per la nostra città”.

Musicologia diffusa
Per una sera, quindi, il museo della macchina da caffè diventa teatro lirico, con una introduzione del musicologo Federico Fornoni, specialista in opera italiana, prima della proiezione in diretta streaming dal teatro scaligero.
Federico Fornoni ci spiega che la scelta del Teatro alla Scala di inaugurare la stagione con Attila, lavoro fra i meno popolari di Verdi, è senz’altro importante per il contributo che può dare alla conoscenza complessiva del compositore. Se non si tiene conto della sua produzione integrale diventa complicato comprendere appieno anche quella più nota e amata. Attila andò in scena la prima volta il 17 marzo 1846 al Teatro La Fenice di Venezia. Siamo nel pieno di quelli che più tardi Verdi stesso definirà «anni di galera», durante i quali il compositore è chiamato a fornire continuamente nuovi lavori ai principali teatri d’Italia. Fra il 1842 (quando fa rappresentare Nabucco, sua terza fatica e primo grande successo) e il 1850 compone ben 14 opere. Sgombrato il campo dai principali operisti della generazione precedente – Rossini si ritira nel 1829, Bellini muore nel 1835, Donizetti dà il suo ultimo lavoro nel 1844 –, Verdi è la nuova stella del firmamento musicale italiano.

Scoperte di valore
“Venendo ai giorni nostri – afferma il musicologo – le possibilità di ascolto si sono moltiplicate, consentendo la fruizione musicale a costi pressoché nulli. È chiaro che pochi possono permettersi di assistere in teatro alla “prima” della Scala, ma con un progetto come la Prima diffusa tutti possono partecipare a quello che è forse l’evento culturale più atteso nel nostro Paese. Oltretutto la Prima diffusa non consiste solo nella proiezione della recita del 7 dicembre, proponendo anche una serie di eventi che invadono Milano. Ecco… invadere la città con l’opera… fare risuonare il nome di Verdi e dei suoi personaggi nelle strade. In questa maniera si può coinvolgere nuovo pubblico, in primis quello dei giovani che altrimenti avrebbero poche possibilità di accostarsi a questi repertori. Sono convinto che se ai giovani viene data l’opportunità di accostarsi a quei prodotti la reazione non possa che essere positiva. Per i nostri ragazzi andare alle prove di un concerto o di una produzione operistica si rivela spesso un’esperienza sconvolgente, perché si accostano a qualcosa di lontanissimo dai propri orizzonti, che magari ritengono “noioso” senza motivo, e scoprono invece cose meravigliose. Queste scoperte meravigliose valgono anche per oggetti silenti. Una macchina da caffè può apparentemente dire poco, eppure se si è in grado di spiegarne il funzionamento, l’evoluzione, il modo in cui determina la qualità del prodotto, l’impatto sulla società allora diventa un oggetto parlante, un amico che impariamo a conoscere.”

Musica e caffè
“Per me, in quanto italiano – conclude il musicologo – il caffè è innanzitutto un rito. Scandisce costantemente alcuni momenti della giornata. E poi c’è la componente sociale. Prendere un caffè con un collega o un amico è l’occasione per dedicare un momento a noi stessi. Oltre alla bevanda in sé, c’è tutto un mondo intorno. Dopotutto Bach compose diversi lavori da eseguirsi nei caffè di Lipsia, fra cui una cantata nota come Cantata del caffè. E torniamo così al discorso dell’invasione della città con la musica e con l’arte. Ecco, tornare a proporre la musica di Bach mentre si sorseggia una tazza di caffè sarebbe un modo per rendercelo vicino, parte della nostra quotidianità.”
Anche in questo MUMAC si contraddistingue poiché in occasione di EXPO 2015 propose proprio, in corrispondenza dell’apertura e della chiusura della più grande esposizione universale, due rappresentazioni in diretta della Cantata del Caffè di Bach!

INFO
Venerdì 7 dicembre 2018, ore 17
In occasione dell’inaugurazione della stagione scaligera 2017-2018 con l’opera Attila diretto da Riccardo Chailly, il Museo sarà aperto dalle 18.00 alle 22.00 per assistere alla diretta dal Teatro alla Scala di Milano.
–POSTI ESAURITI–