Una foto, come un caffè, è genuinamente internazionale, non conosce confini.
Basta solo aprire gli occhi, come invitano a fare la photo editor Manuela Cigliutti e la giornalista Barbara Silbe con la loro associazione no profit che volutamente hanno chiamato EyesOpen!, con l’aggiunta di un punto esclamativo perché già nel titolo c’è l’esortazione imperativa ed entusiasta a riflettere su quello che abbiamo di fronte, a concentrarci nel guardare e nel pensare per immagini: quelle realizzate da altri o quelle che noi stessi potremmo decidere di produrre o voler comprare.
La passione si percepisce dall’imperativo del nome ma è anche il motore che anima con il cuore queste due professioniste: «La sfida – ci spiega Barbara Silbe – è parlare di fotografia in modo semplice eppure colto. Perché proprio in questo nostro tempo, in cui quest’arte sembra essersi così diffusa grazie al digitale e ai social network, si è resa più ostica la profonda conoscenza della sua grammatica e, paradossalmente, il legame tra pensare e vedere è divenuto più labile». Un’avventura azzardata di questi tempi ma anche estremamente visionaria, perché «la fotografia è, in fondo, un’arte alla portata di molti, se non di tutti, che preserva la memoria e ci fa osservare cose mai viste», continua la fondatrice di EyesOpen!
Zoom di cultura
Il progetto sprizza cultura nelle sue molteplici sfaccettature perché si traduce in testata giornalistica trimestrale (www.eyesopen.it che si può acquistare online dietro abbonamento o nei punti vendita Leica e in librerie specializzate sparse sul territorio italiano), dove, sottolinea Barbara Silbe, «l’impegno è dare spazio ai talenti emergenti e formare all’arte della fotografia attraverso contributi iconografici e letterari di fotografi, scrittori e critici, accanto a progetti culturali tesi a promuovere il lavoro di più o meno noti talenti nazionali o internazionali, creando così connessioni preziose».
Parallelamente l’associazione promuove eventi dove approfondire i temi più interessanti del settore, come quello organizzato da gruppo Cimbali con la mostra Faema Express your art, ospitata fino a fine aprile 2017 nell’Hangar 100 di MUMAC, studiata per raccontare la realtà di Faema oggi nel mondo attraverso l’esperienza più diffusa e condivisa nel nostro paese e non solo: quella del caffè espresso.

Mostra Express your art | MUMAC
Express your art
La richiesta era quella di coinvolgere otto fotografi per interpretare il marchio Faema, celebrando così la grande tradizione italiana dell’espresso.
«La sfida – ammette Barbara Silbe – è stata trovare una chiave di lettura che non fosse monotona, attraverso un progetto di ampio respiro, con personalità e scatti completamente diversi tra loro, valorizzati con un allestimento dove fosse ricostruito l’ambiente urbano caratterizzato da metallo, terra, marmo, intuitivo rimando alle città visitate. E’ stato un vero progetto di squadra (al femminile!) dove siamo riuscite a riconoscere la giusta essenza di ogni singola foto». Nel vasto mondo dei fotografi EyesOpen! insieme alle responsabili della comunicazione di gruppo Cimbali hanno scelto peculiarità e stili diversi: otto fotografi in diversi paesi nel mondo che dovevano essere assolutamente disomogenei.
«Rendere artistica un progetto corporate – continua la Silbe – è raro. Ma ci siamo riuscite grazie a scatti nei quali è emerso il contesto, come quelli di Sam Harris che ha scelto l’infinito del mare australiano a fare da cornice a luoghi quasi onirici, restituendoci istanti universali. Come è nel suo stile intimista, quando ritrae i momenti personali della sua famiglia, si è lasciato ispirare dai colori e dalle sensazioni che ogni location gli suscitava, trasportando sul posto anche noi spettatori».

Foto di Maurizio Galimberti
L’atmosfera del caffè
L’esperienza vissuta nei caffè e nei luoghi di consumo permette di interpretare atmosfere e situazioni diverse che esprimono molteplici anime partendo da una semplice tazzina. «Come Maurizio Galimberti – ci spiega – che ha creato una sorta di mosaico musicale, che esprime una totale comunione tra la macchina da caffè E71 scomposta in piccole Polaroid con l’artista, che l’ha trattata come fosse un ritratto. O Beatrice Speranza che ricama sulle opere attestando così uno stile che diventa una firma, una personalità unica nel suo genere». O Alfredo Bini che ha interpretato la frenesia della vita newyorkese, contrapponendo al fuori caotico della città un dentro (il bar) fatto di pause silenti e meditative. A Londra, invece, Amedeo Novelli si è concentrato sulla perfezione, catalizzando l’attenzione sui suoi soggetti e mettendo in rilievo la tecnologia, la qualità e le linee. E ancora, a Shangai Francesco Di Maio ha giocato con la tecnologia digitale e analogica, dando un valore al tempo, ma anche riproponendo la tradizione, mentre a Stoccolma Matteo Valle ha respirato l’aria tipica del nord Europa rapportandosi alla macchina per espresso come se fosse una modella e concentrandosi sulla bellezza e su immagini di dettaglio.
L’Italia è stata raccontata da Giulio Di Meo che ha girato la Penisola soffermandosi, coi suoi scatti in bianco e nero carichi di dettagli e aspettative, sulle persone, sui gesti e sull’abitudine più cara agli italiani: il caffè al bar. «Abitudine talmente cara – conclude EyesOpen! – che oggi l’estratto di Faema Express your art sull’Italia attraverso gli scatti di Giulio Di Meo è diventata una mostra itinerante, lanciata nell’ambito di Photofestival 2017».

Foto di Giulio di Meo
«Il progetto Faema, Express your Art ci ha permesso di co-creare insieme a 8 artisti di stili e approcci molto diversi un progetto in cui è stato chiesto di interpretare liberamente i luoghi del caffè, laddove operiamo da oltre cent’anni.
La selezione di immagini di Giulio Di Meo fanno parte di un lavoro ancora più ampio e approfondito, interamente dedicato all’Italia e al suo vasto e ricco ecosistema di bar e di piazze. Insieme a lui, con la direzione artistica di EYESOPEN!, siamo partiti per un viaggio che ci ha portato in decine di locali dove abbiamo raccolto, discretamente e senza filtri, ciò che accade intorno al banco; si respirano qui i ritmi di un paese che ancora oggi vive il caffè come un grande rito giornaliero ed intimo» ha confermato anche Simona Colombo, Direttore Marketing e Comunicazione di Gruppo Cimbali.

Foto di Beatrice Speranza
Dai locali storici di Torino alle pasticcerie nel cuore di Milano, dai nuovi locali di Rimini ai bar di Matera passando per l’eleganza dei tipici caffè di Bari: questo reportage è una fedele rappresentazione di quello che il caffè, e in particolare l’espresso, rappresenta non solo in Italia ma in tutto il mondo: una parte della nostra vita.