Al Mad di Parigi una mostra-omaggio il cui titolo parla da solo: “Tutto Ponti. Gio Ponti Archi-Designer“. Una retrospettiva dove tra architettura, arredi, ceramiche, lampade e vetri spicca la più preziosa macchina per il caffè esistente: la leggendaria Pavoni modello D.P. 47. Meglio nota come La Cornuta, questo esemplare è un vero capolavoro di design: perfetto connubio tra forme scultoree e innovazione tecnologica, è considerata il più bell’esemplare nel mondo del collezionismo delle macchine per espresso.
La Cornuta
Vera e propria scultura in metallo, con linee sinuose per i gruppi erogatori che si stagliano dal corpo cilindrico del serbatoio e che le hanno fatto guadagnare l’appellativo La Cornuta, è una delle due uniche macchine ancora esistenti, nonché l’unica sempre visibile al pubblico. Fortunatamente rinvenuta tra le macerie di un albergo abbandonato lungo il litorale romano, è stata riportata con grande entusiasmo al lustro iniziale dal collezionista e restauratore Enrico Maltoni. La macchina funzionava a vapore per erogare un caffè senza crema e – come auspicava lo stesso Giò Ponti nel 1948 – nascondeva «la fatica del proprio lavoro» lasciando emergere all’esterno solo linee di pura bellezza.
Tutto Ponti
Pura bellezza che si respira visitando la mostra “Tutto Ponti. Gio Ponti Archi-Designer”, dove sono esposti oltre cinquecento oggetti, frutto della creatività del grande architetto spesso stimolata da richieste di privati. «Il “problema” di Ponti è stata l’abbondanza», ha ammesso con ironia Salvatore Licitra dei Gio Ponti Archives e curatore della rassegna insieme a Olivier Gabet, Dominique Forest, Sophie Bouilhet-Dumas. Tra gli oggetti in mostra, oltre a tavoli, poltrone, librerie (compresa la celebre Superleggera disegnata per Cassina), ci sono tappeti, porcellane Richard Ginori e addirittura un lungo storyboard che, come un canovaccio teatrale, rappresenta le scene dell’Enrico IV di Pirandello e La Cornuta.
Prestiti per un espresso design
Il prestito della Cornuta di Giò Ponti non è una testimonianza isolata dell’impegno di gruppo Cimbali nella diffusione della cultura del caffè e delle macchine per espresso in contesti culturali unici, in primis attraverso le attività del MUMAC. Diversi sono gli esempi che rientrano nell’ambito delle relazioni instaurate con i musei nazionali e internazionali: ultima in ordine cronologico, nonché contemporanea al prestito de La Cornuta di Ponti, è la presenza della Pitagora, unica macchina da caffè vincitrice del Compasso d’Oro, alla Triennale di Milano per la mostra dedicata al designer che la ideò, Achille Castiglioni.
Eventi, produzioni cinematografiche e prestigiose mostre hanno ospitato macchine del caffè prestate da MUMAC: dalla Triennale di Milano (oltre alla mostra in corso su Castiglioni, ricordiamo “Arts & Food” del 2015 e “Storie. Il design italiano” del 2018), al Cube Design Museum a Kerkrade, in Olanda (“Passione Italiana – L’arte dell’Espresso” del 2018), dalla Korea Foundation a Seoul per l’esposizione “Espresso Design” del 2017, all’Istituto Tomie Ohtake di San Paolo in Brasile per la mostra “A idèia de forma: design italiano do pus-guerra” del 2016, dal Museo do Cafè a Santos (“Espresso design” del 2015) al Museo di Storia Naturale di Milano (“Food. La scienza dai semi al piatto” del 2015).
Rete cultura
La diffusione dei diversi elementi che caratterizzano l’evoluzione della macchina da caffè espresso sembra voglia incrementare il contesto che meglio attesta l’eccellenza del made in Italy attraverso progetti condivisi con prestigiose istituzioni culturali italiane e internazionali. Tra queste, per esempio, l’adesione a Museimpresa, associazione dei Musei d’impresa italiani, e a ICOM (International Council of Museums) Italia, soggetto di riferimento per i professionisti e le istituzioni che operano in campo museale. MUMAC, inoltre, collabora con Kartell Museum, Fondazione Achille Castiglioni e ADI (Associazione Design Industriale). è partner del MUSA – Museo del Gusto, è sponsor della Fondazione Museo del Ciclismo Madonna del Ghisallo ed è gemellato con il con il Museu Do Cafè di Santos in Brasile.
Perché le fonti per nutrirsi di cultura sono sempre aperte. E rinnovabili.