(Ri)apriamo le porte alle meraviglie del Design

Finalmente riapriamo le porte di MUMAC con uno dei simboli di eccellenza del design italiano

Finalmente riapriamo le porte di MUMAC con uno dei simboli di eccellenza del design italiano: la macchina modello Pitagora, cui viene attribuito il Compasso d’Oro 1962. “Testimone di un cosciente sforzo di realizzazione e di semplificazione nell’impiego e nella manutenzione dello strumento insieme all’utilizzazione di un materiale nuovo in questo campo specifico per la carrozzeria di rivestimento, è essa stessa correttamente concepita dal punto di vista produttivo ed estetico. L’oggetto si presenta pertanto inedito sia per la metodologia produttiva, sia per l’incassamento totale del piano di lavoro e del piano portatazze in continuità con la carrozzeria. Questo prodotto, pur presentando ancora dettagli formalistici, è quindi un risultato globalmente notevole specie in considerazione della responsabilità della progettazione di un prodotto di consumo collettivo”.

È questa la motivazione della giuria che ha eletto nel 1962 “la macchina che fa il caffè da sola” de La Cimbali tra uno dei nove vincitori dell’ambito riconoscimento, insieme – nientemeno – che ai teleindicatori alfanumerici per aeroporti e stazioni, scelti “per l’intensità della soluzione progettistica che si risolve in una straordinaria semplicità ed evidenza estetico-segnaletica. Il problema della comunicazione diretta di informazioni a distanza umana è qui risolto in modo che ogni elemento contenga in sé e pertanto condizioni il livello delle possibilità estetiche dell’insieme che lo conterrà. Caso esemplare di soluzione razionale nel quadro delle responsabilità progettistiche relative agli ambienti di utilizzazione collettiva”.

ADI e Le Vie del Compasso d’Oro: diffusione di sapere ben espresso

Servirebbero teleindicatori anche oggi per educarci a quella cultura che ha reso inimitabile il Made in Italy: opere d’ingegno ed estetica inusuale per il periodo, avanguardie di forme di utilizzo che hanno marcato non solo la storia e il disegno industriale, ma oggettivi miglioramenti nella vita di tutti noi. Molti popolano ancora i nostri spazi; altri sono custoditi in musei tematici, che (ri)aprono per aderire alle diverse iniziative di ADI (Associazione per il Disegno Industriale), organizzate a partire dal 9 settembre 2020.
La premiazione dei Compasso d’Oro di quest’anno inaugura, infatti, la XXVI edizione della manifestazione, con la mostra “Mettere radici” presso la nuova sede ADI, che entro la fine dell’anno ospiterà anche il museo del più ambito riconoscimento di design.
“Le celebrazioni del Premio ADI Compasso d’Oro – racconta Antonella Andriani, Vice Presidente di ADI – sono state fortemente volute perché, con le dovute attenzioni e cautele del momento, l’associazione intende sollecitare la condivisione del sistema di valori del buon design di tutta Italia, da cui provengono i progetti in mostra, per guardare avanti con responsabilità: ‘Mettere radici’ per ripartire con basi solide e per proseguire con una visione evolutiva.
I premiati di questa edizione si aggiungeranno alla Collezione storica Compasso d’Oro che dal 2004 è stata riconosciuta di eccezionale interesse artistico e storico dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali con un decreto secondo cui: ‘La collezione della Fondazione ADI, della quale sono parte prodotti dei più rappresentativi architetti e designers e realizzazioni delle migliori imprese nazionali, vale come insostituibile patrimonio storico per documentare il più importante aspetto innovativo della cultura progettuale e dell’industria italiana’. In sintesi, i premiati con un Compasso d’Oro, con una Menzione d’Onore o con il riconoscimento della selezione annuale ADI Design Index, rappresentano le forti radici per alimentare lo sviluppo sostenibile e responsabile. Parole chiave che sostanziano l’agire dell’associazione e dei suoi soci con l’obiettivo comune di migliorare la qualità della vita con piccoli e grandi balzi in avanti, grazie a oggetti che incidono nella vita di tutti noi.
Su questa premessa, il 10 settembre prende il via la manifestazione de Le Vie del Compasso d’Oro, organizzata da ADI Lombardia a Milano e dintorni, che proseguirà fino al 31 gennaio 2021 per includere il periodo della “Milano Design City” – dal 28 settembre al 10 ottobre –, l’apertura dell’ADI Design Museum Compasso d’Oro e la Mostra ADI Design Index 2020.  In ADI crediamo nell’azione sinergica per generare mondi virtuosi, dove la cultura può nutrire alla radice la crescita e lo sviluppo del nostro Paese. Per questo motivo abbiamo pensato di organizzare Le Vie del Compasso d’Oro che intendono coinvolgere il grande pubblico per diffondere buone pratiche di consumo consapevole: le cose che compriamo, nell’accezione più pura del termine, diventano parte di noi ed è bene che noi tutti scegliamo e usiamo in modo cosciente strumenti che permettano di vivere meglio a noi e alle generazioni che verranno. Tanti sono i luoghi connessi tra loro dalla manifestazione: showroom, punti vendita, studi di progettazione, imprese, scuole, sedi di fondazioni, musei e gallerie, ma anche locali legati alla storia del design e luoghi informali come ristoranti, bar, gelaterie, caffetterie, alberghi, spa, per offrire diverse chiavi di lettura, con l’obiettivo di permettere a tutti di vivere il buon design. Filo conduttore dell’iniziativa sono i prodotti premiati, menzionati o selezionati per il Premio ADI Compasso d’Oro, oppure per l’ADI Design Index o nelle due edizioni dell’ADI Compasso d’Oro International Award, ancora oggi capaci di suscitare meraviglia e consapevolezza su come il design possa migliorare la vita quotidiana di tutti. In sintesi, l’iniziativa rappresenta un’occasione per approfondire i progetti che hanno meritato un riconoscimento ADI, diffondendo in modo esperienziale, dal vivo, la conoscenza del buon design. Poter assaporare, per esempio, un buon caffè erogato dalla Faema E71E nel Flagship Store, permette di capire il valore che si cela dietro la macchina, selezionata dall’ADI Index dello scorso anno e parte del circuito de Le Vie del Compasso d’Oro”.
Meraviglia e consapevolezza che ADI ha sempre perseguito: fu istituita nel 1956, per volontà di 9 progettisti (De Carli, Gardella, Magistretti, Munari, Nizzoli, Peressutti, Rosselli, Steiner), due aziende (Kartell e Officine Meccaniche Pellizzari) e un critico (Dorfles), proprio quale sede privilegiata dal dibattito culturale fra tutti i protagonisti del progetto industriale, per promuove e riconoscere la qualità e l’innovazione della ricerca, della cultura materiale e del progetto italiano, con il Compasso d’Oro.

Rinascente
E’ interessante la storia di questo premio, perché affonda le sue radici poco più di un secolo fa, nel magazzino La Rinascente. “Quando, nel 1917 – troviamo raccontato sul sito di ADI – il Senatore Borletti rilevò dai fratelli Bocconi i resti della catena di grandi magazzini “Città d’Italia”, fu a Gabriele D’Annunzio che si rivolse per ribattezzare la società. Questi, pur in mezzo alla battaglia della Bainsizza, trovò il tempo e l’ispirazione per coniare il nuovo nome: “Mio caro amico, le scrivo in gran fretta. Parto fra mezz’ora per bombardare Grahovo … Il titolo per la Società è questo. L’ho trovato ieri sul vallone di Chiapovan: La Rinascente. È semplice, chiaro e opportuno”. Iniziava così l’avventura dei più famosi grandi magazzini italiani.
Il programma varato era quello di fare de La Rinascente il riferimento più autorevole per i gusti della nascente borghesia italiana, ma anche un’occasione per il rinnovamento modernista della società. Da un lato, “avvicinare l’arte alla vita”; dall’altro “conquistare a criteri di praticità, igiene, buon gusto, strati sempre più vasti di popolazione, proporre in forme nuove gli oggetti più consueti dell’arredamento e dell’abbigliamento”. Alla fine degli anni ‘40 La Rinascente si dotava di un proprio ufficio interno, quasi una direzione artistica sul modello di quanto attivo alla Olivetti sin dal 1928, con il compito di sovraintendere la strategia d’immagine e di comunicazione, la costruzione di nuovi negozi e strutture di servizio, e, di lì a poco, la progettazione di prodotti a marchio La Rinascente (disegnati da illustri progettisti, tra cui Marco Zanuso, Giò Ponti, Bruno Munari), la cui realizzazione era poi affidata a produttori esterni”.

Compasso d’oro
Nel 1951, in occasione della IX Triennale di Milano incentrata sul tema “Forma dell’utile”, La Rinascente presentava un appartamento ideale per quattro persone, progettato da Pagani e una collezione di arredi disegnata da Albini. Fu in questo contesto che a La Rinascente prese forma l’idea di organizzare una mostra di nuovi prodotti che, con il titolo “L’estetica del prodotto”, sottolineasse il valore estetico e culturale di tutti gli oggetti d’uso quotidiani. Il successo della mostra suggellò il lancio di un premio destinato a riconoscere e promuovere la qualificazione culturale dei prodotti: il nome stesso, Compasso d’Oro, deriva dal compasso di Goeriger, che serve a definire nello spazio i rapporti di armoniose proporzioni in sezione aurea, definita “la più classica misura del bello”.
La prima edizione del premio fu nel 1954, in concomitanza con la X Triennale. Furono 15 i premi assegnati in quella prima edizione a diverse tipologie di prodotti che utilizzavano materiali e tecnologie molto diverse: dalla macchina da scrivere Olivetti Lettera 22 a vasi in vetro di Murano, oggetti per l’arredo, lo sport e il tempo libero, servizi di piatti impilabili a colonna, elettrodomestici e persino Zizi, scimmia giocattolo in gommapiuma armata di Munari, scelta perché “consente il divertimento di una infinità di atteggiamenti. Questo giocattolo appartiene ad una categoria elevata, che l’ha fatto oggetto di un interesse intellettuale”.
Negli anni Sessanta il Compasso d’Oro passò in carico ad ADI che lo ha organizzato fino ad oggi, fino alla XXVI edizione del 2020, e che con la Fondazione ne ha curato la collezione, patrimonio del nostro Paese.

 

Pitagora ed E71E
Così, tra le innumerevoli “Vie del Compasso d’Oro”, si può visitare anche MUMAC, con la Pitagora, a oggi l’unica macchina da caffè al mondo che vanta questo riconoscimento internazionale, e il Flagship Store Arte&Caffeine Faema, in via Forcella 7, dove scoprire la neonata E71E e dove, fino al 15 novembre si può ammirare anche la mostra speciale dal titolo “Changing world: the women of coffee-portraits from Masaka”, interpretata dai fotografi Flavio&Frank in occasione di Photofestival 2020.
Perché raccontiamo tutto ciò? Perché oggi abbiamo più che mai bisogno – con le parole di Giò Ponti – di mettere “in primo piano il problema essenziale dell’igiene, della comodità, della praticità e della qualità”. Abbiamo bisogno di tornare alla progettualità, di riconoscere il bello, di tutelare il patrimonio culturale e salvaguardare le sue radici per progettare soluzioni sostenibili, migliorative della vita di tutti noi. Soprattutto abbiamo bisogno di tornare a meravigliarci in positivo, toccando con mano valori intramontabili, da riscoprire in musei ed esposizioni dove la sicurezza e l’ingegno si intrecciano in unicum d’innegabile pregio.