Ripartiamo dalla cultura del design e della collaborazione

Dal 28 settembre al 10 ottobre, ritorna protagonista il Sistema Design Italia, che si apre nuovamente al pubblico senza dimenticare il periodo in corso.

#Ripartiamodallacultura. Cultura del progetto e dell’innovazione, cultura della sostenibilità fulcro della Milano Design City 2020: 2 settimane di eventi negli showroom e in altri luoghi di design. Dal 28 settembre al 10 ottobre, ritorna protagonista il Sistema Design Italia, che si apre nuovamente al pubblico senza dimenticare il periodo in corso.
Eventi sul territorio, talk, workshop, tavole rotonde, esposizioni per la diffusione della cultura del progetto sono ospitati negli showroom, nelle gallerie e nei musei tra cui MUMAC, perché la cultura del progetto è parte del DNA del Gruppo Cimbali. Il museo, già inserito nel circuito Le Vie del Compasso d’oro dell’ADI insieme al flagship Faema Art&Caffeine nel cuore della Milano del design (via Forcella 7) partecipa alla kermesse anche con un progetto social. “Una macchina al giorno: miscela di arte e design nelle macchine per caffè” è, infatti, un palinsesto sui canali Facebook e Instagram del museo, dove ogni giorno viene presentata una macchina iconica per comporre una “collezione” di pezzi di industrial design.

Industrial design
“Industrial design è la disciplina che determina le qualità formali del prodotto industriale. Oggi l’industria ha ormai acquisito il cosciente convincimento che il prodotto della sua attività deve recare nella propria forma una fisionomia determinata, deve essere stilisticamente caratterizzato ad esprimere visibilmente la funzionalità ad esso propria, sia in ordine alle esigenze dell’utente sia come riflesso della complessa realtà storico sociale (e quindi tecnica e culturale) dell’industria che lo ha creato e lo presenta al pubblico”.
Questa definizione fu rilasciata da Achille e Pier Giacomo Castiglioni nel 1962, alla vigilia della commercializzazione di Pitagora, unica macchina del caffè al mondo che pochi mesi dopo vinse il Compasso d’Oro. “Indubbiamente – avevano previsto gli architetti – la Pitagora può considerarsi una felice soluzione di disegno industriale, tanto più compiuta in quanto alla sua realizzazione hanno contribuito in un unitario lavoro d’équipe il Reparto Sperimentale della Cimbali, il signor Vittorio Cimbali, noi… In ogni opera di industrial design la collaborazione fra tecnici e designer è indispensabile”.

Dialogo costruttivo
Nello specifico settore delle macchine da caffè “il design non può prescindere dal dialogo con la meccanica, dati gli elementi vivi che devono concorrere al risultato, come vapore e pressione”, spiega Valerio Cometti che ha progettato MUMAC e gli ultimi modelli per La Cimbali tra cui M100, simbolo di caffè espresso. “Il progetto de La Cimbali M100 – ha affermato l’ingegnere designer nel corso di un convegno – si è distinto per l’elevata complessità nel raggiungere la sintesi di valori tanto importanti quanto potenzialmente in conflitto, come produttività, altissimi requisiti ergonomici, manifatturieri, meccanici, termici e di manutenibilità. Dovevamo tenerne in massima considerazione, raccordando continuamente tali esigenze tecniche con l’ambizione estetica del prodotto finito, ma ancor più rendendo elementi di stimolo visivo alcuni requisiti funzionali, che su M100 hanno raggiunto livelli senza precedenti, con la trasformazione dell’interfaccia in touch- sensitive”. Da ammirare nella versione “esplosa” al MUMAC, per toccare con mano la complessità che si cela dietro la forma.

Design e funzionalità
E’ proprio la complessa combinazione di industrial design, meccanica e funzionalità che ha contraddistinto le macchine da caffè progettate da nomi illustri, come Gio Ponti, Enzo Mari e Bruno Munari.
Ma andiamo con ordine, lasciandoci guidare da Enrico Maltoni, collezionista specializzato nel restauro di macchine d’epoca dal 1900 al 1960.
Design e praticità sono le caratteristiche che Maltoni cerca in un modello: «Esteticamente ammiro per la sua eleganza La Pavoni DP47, detta la Cornuta e disegnata da Gio Ponti nel 1947. La macchina è considerata la più bella e preziosa nel mondo del collezionismo delle macchine per caffè perché ne esistono solo due esemplari e quella ospitata al MUMAC è l’unica sempre visibile al pubblico”. La macchina che più che mai racchiude “l’eleganza dello sforzo”, auspicata dallo stesso Ponti, nelle sue linee uniche.

Da Munari a Giugiaro
Procedendo in ordine cronologico, durante la Designers Week potremo ammirare, oltre alla Cornuta, La Pavoni modello Concorso, progettata nel 1956 da Bruno Munari ed Enzo Mari, ribattezzata Diamante per la forma sfaccettata degli elementi componibili, che consentono di ottenere diverse combinazioni di colore e di dimensioni, e vincitrice di un concorso di design indetto da Domus, Casabella e Stile Industria in quell’anno: la bellezza è ormai considerata imprescindibile anche per gli oggetti di uso comune, perché, come diceva lo stesso Munari, «non ci deve essere un’arte staccata dalla vita: cose belle da guardare e cose brutte da usare…» Protagonista indiscussa la Pitagora dei F.lli Castiglioni, con gruppo idraulico modificato: l’erogazione si attiva semplicemente agganciando il portafiltro da cui lo slogan “La macchina che fa il caffè da sola”.
Dieci anni più “giovane” è la Faema model Prestige, vera rivoluzione in campo estetico e soprattutto funzionale: la carrozzeria in makrolon di diversi colori richiedeva solo di sganciare i pannelli per manutenerla.
Telaio in «silumin» (silicio e alluminio) pressofuso in diverse cromie per la Gaggia modello Tel 2, disegnata da De Gotzen mentre di un arancio acceso è la Rancilio Z8, che Marco Zanuso ha contraddistinto con una carrozzeria in lamiera lavorata a nido d’ape, che la rende simile alla plastica nell’aspetto.
Ettore Sottsass e Aldo Cibic firmano nel 1983 la Faema Tronic, macchina elettronica per uso professionale, con funzionamento di controllo automatico e dosatura programmabile.
Di casa La Cimbali è la M15, disegnata da Rodolfo Bonetto nel 1971 e ispirata esplicitamente alla pop-art, pensata per stare sul retro-banco dei bar. Due anni più tardi esce il modello M20, che segna il passaggio dall’elettromeccanica all’elettronica grazie all’avvento del microprocessore. Nel 1991 lo studio Giugiaro Design, in collaborazione con l’ufficio tecnico FAEMA, elabora la E91, macchina di indubbio fascino e prestigio, attualmente in produzione.
E ancora la M39 della Cimbali che racconta un altro passo nell’innovazione e nel design a cura di Gianfranco Salvemini, inserita nell’Index ADI 2005.
Due anni fa viene lanciata la E71E, che vede uno “straordinario design” miscelato sapientemente con ergonomia intuitiva, funzionalità, tecnologia e massima personalizzazione nel setting e nella scelta degli accessori. Splendida interprete del caffè d’autore, ispirata all’iconica E61 e alla E71 del 2016, sempre Giugiaro Design, mantiene la promessa: “ogni macchina è molto più della somma delle parti che la compongono. Ma sono i dettagli e il nuovo design a renderla davvero unica”.